Barriere e burocrazia: la vita è un ostacolo per 300 mila disabili

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Sottopongo alla vostra attenzione questo articolo del giornalista de La Repubblica Lorenzo Tondo, molto interessante sulla qualità della vita delle persone con disabilità in Sicilia.
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Fondi H ridotti al minimo, la Regione maglia nera. Il settanta per cento degli edifici pubblici non è adeguato agli standard. Dal 2008 a oggi le graduatorie per l’assegnazione dei contributi non sono mai state liquidate

di LORENZO TONDO

I loro nomi sono tutti lì. Tutti catalogati in un vecchio fascicolo ormai polveroso e inabissato nel tempo. Dentro ci sono le richieste di migliaia di disabili. Di tutti quei siciliani che da oltre sette anni attendono dalla Regione un contributo per l’abbattimento delle barriere architettoniche dalle loro abitazioni.

C’è il nome di Mario, 56 anni, che ha bisogno dei soldi per costruire uno scivolo in una palazzina di via Oreto. C’è quello di Claudia, 46 anni, stanca di pesare sulle braccia dei vicini tutte le volte che deve raggiungere il quarto piano del suo appartamento nel centro storico di Catania. Le loro preghiere sono da anni sul tavolo di tutti i governi regionali che si sono succeduti dal 2006 a oggi e che quelle pagine sembrano non averle mai neppure sfogliate.

Secondo i dati del Collegio dei geometri della provincia di Palermo, raccolti nella campagna in corso dal titolo “Città senza ostacoli”, oltre un milione di edifici privati in Sicilia (circa l’80 per cento del totale) non sarebbero abitabili o raggiungibili dai portatori di handicap, con punte sconcertanti nella provincia di Caltanissetta, dove si sfiora il 90 per cento. Si tratta di case, palazzi, centri commerciali, negozi, cinema, uffici, discoteche e industrie, con accessi ostacolati da barriere insormontabili per chi non ci vede o è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Solo a Palermo gli edifici privati fuori legge per i disabili sono oltre 100 mila. A Catania più di 60 mila.

Senza contare semafori, marciapiedi e accessi a piazze o spiagge negati a chi si muove solo su carrozzine o stampelle. Terrificante il quadro degli enti pubblici che vede in Sicilia ben il 70 per cento delle sue sedi impraticabili per i medullolesi. Nell’Isola l’Istat conta circa 300 mila cittadini diversamente abili. Per dar loro la possibilità di vivere una vita normale, lo Stato ha delegato le Regioni, nell’ambito della loro autonomia, “a reperire le risorse necessarie”. La Sicilia è l’unica nel Paese a non aver mai istituito un capitolo di riferimento in Bilancio. Risultato? Dal 2008 ad oggi, le graduatorie per l’assegnazione dei contributi non sono mai state liquidate. Perché? E dove sono finiti quei soldi? 

CITTÀ A OSTACOLI 
Se lo chiedono gli invalidi siciliani, che, tra mille difficoltà, continuano a sperare che la politica, prima o poi, si accorga di loro. Si accorga di Gianluca e Alessio Pellegrino, fratelli rispettivamente di 32 e 22 anni, entrambi tetraplegici dalla nascita, che, dopo la morte delle zie con le quali vivevano, si sono ritrovati improvvisamente soli. Oggi, i due condividono un appartamento nei pressi di Falsomiele, a Palermo. Da anni Gianluca attende un contributo per l’acquisto di una carrozzina con comando a bocca (costo 13. 000 euro) che da solo, con una pensione di appena 700 euro, non potrebbe comprare. Soldi che però dall’Asp non sono arrivati. “Non è una vita facile – dice Alessio – e se non avessimo l’aiuto degli amici, non riusciremmo ad arrivare a fine mese. C’ è l’assistenza da pagare – il Comune manda un operatore solo per due ore al giorno – l’affitto, le bollette e tutto il resto. 

“E poi c’ è questa città – continua – fare un giro a Palermo è un vero e proprio calvario”. A cominciare dai mezzi pubblici. Molti degli autobus dell’Amat non sono provvisti di pedane per i disabili, altri non sono funzionanti. E arrivati in centro, l’odissea continua. Visto con gli occhi di chi è costretto a vivere su una sedia a rotelle, Corso Vittorio Emanuele è un lunghissimo percorso ad ostacoli. Quasi tutti i suoi marciapiedi sono impraticabili. Troppo stretti per una carrozzina, troppo alti per salirci. Per non parlare delle macchine parcheggiate in divieto che bloccano letteralmente il passaggio, costringendo i disabili a torn are indietro per decine di metri o a spostarsi sull’asfalto. “Io ci ho fatto ormai il callo alle strade di Palermo – dice Alessio – per evitare di farmi incastrare dai marciapiedi, viaggio praticamente sulla strada. Rischio tantissimo, ma almeno evito di perdere ore prima di arrivare a destinazione”. 

Prendi la Cala ad esempio. La più bella passeggiata di Palermo. Peccato che nessuno abbia pensato di realizzare scivoli e pedane sullo spartitraffico di via Crispi. Stesso discorso per i semafori. Troppi quelli privi di segnalatori acustici. E ancora, i sovrappassi chiusi di via Regione Siciliana, i marciapiedi di via Lazio invasi dai pali di segnaletica, quelli di via Roma dai cestini getta-carta e addirittura le pensiline dell’Amat che intralciano il passaggio. Per non parlare poi di chiese, locali e discoteche, quasi tutti inaccessibili. “Palermo è l’emblema di questo triste fenomeno – dice il presidente del Collegio dei geometri della provincia di Palermo, Carmelo Garofalo – una città né a misura di disab ile, né, in verità, a misura di residente”. 

ENTI POCO PUBBLICI 
Dalla Uil Pensionati è partita qualche mese fa una campagna per scovare la presenza di eventuali “ostacoli” negli uffici pubblici. Tantissime le segnalazioni raccolte dalle province siciliane. A partire proprio da Palermo. Come l’edificio che ospita la sede dell’Ordine degli architetti in piazza Principe di Camporeale. L’ex presidente, Giuseppe Mantione,è deceduto pochi mesi fa. Da anni era affetto da una grave forma di sclerosi multipla che lo aveva costretto su una sedia a rotelle. Peccato che il suo ex ufficio, quello della presidenza, si trovasse al terzo piano, privo di ascensore. Un ostacolo che impedì allo stesso presidente di partecipare alle riunioni in sede. O il municipio di Isola delle Femmine dove due rampe di scale rendono l’accesso insormontabile agli invalidi. 

E ancora a Partinico, con gli uffici dell’Agenzia delle Entrate di via Tenente la Fata situati al terzo piano senza ascensore. Da Catania arriva invece la segnalazione di u n consigliere comunale che ha denunciato scalini ed ostacoli all’ingresso di Palazzo dei Chierici, sede dell’assessorato al Bilancio. Al primo posto tra le province siciliane più problematiche si trova Caltanissetta. Una situazione talmente grave da indurre la “Associazione H”a presentare un esposto alla Procura nissena con tanto di elenco di tuttii luoghi off limits (tra cui comuni e biblioteche). “Non possiamo più tollerare l’insensibilità istituzionale nei confronti di chi è già stato messo a dura prova dalla vita – dice il segretario della Uilp Sicilia, Antonino Toscano – non possiamo più ignorare chi è costretto a misurarsi quotidianamente con situazioni che mai dovrebbero verificarsi”. “Ci sono migliaia di isolani in graduatoria che aspettano un contributo per liberare le proprie abitazioni da ostacoli – continua – alcuni dei quali hanno già affrontato le spese con le proprie risorse e sono ancora in attesa di un rimborso”. 

BILANCI “INVALIDI” 
La Regione allarga le braccia. “I fondi sono quelli che s ono”, lamentano dal dipartimento alle Finanze. Eppure, guardando al resto d’ Italia, l’Isola sembra l’unica ad avere difficoltà a reperirli. Pur in una situazione di crisi, l’Emilia-Romagna per la creazione del Fondo regionale della non autosufficienza ha assicurato sul proprio bilancio oltre 120 milioni di euro che, insieme a quelle provenienti dal Fondo sanitario, portano il totale a circa 430 milioni. Ammonta invece a oltre 130 milioni il fondo della Lombardia, 430 milioni di euro in Toscana, 120 in Sardegna. E nell’Isola? La Sicilia è l’unica a non aver mai istituito un fondo per le non autosufficienze. Lo scorso anno l’assessore alla Famiglia Ester Bonafede presentò un emendamento che prevedeva di rifinanziare i contributi per l’abbattimento delle barriere architettoniche nei condomini siciliani. 

L’idea era quella di liquidare le richieste congelate in quel fascicolo chiuso per troppo tempo. La proposta però fu cestinata dall’Ars. Nell’attuale bilancio regionale non vi sono risorse finalizzate all’abbattimento delle barriere architettoniche. Prima che i commissari impugnassero la nuova Finanziaria, qualcuno aveva timidamente inserito una voce dedicata ai disabili con un altrettanto timida cifra di circa 2 milioni di euro. Voce che, nel giro di poche settimane, ha già subìto una prima sforbiciata. “Quello dei disabili è un tema che la politica fatica a inserire tra le sue priorità- commenta l’assessore Bonafede – quando in realtà sono proprio le fasce più deboli che andrebbero per prime tutelate. Noi ci abbiamo provato. Ma la Sicilia ha l’obbligo di fare di più”. 

Eppure l’abbattimento delle barriere architettoniche rappresenterebbe una vantaggiosa opportunità per la regione. Ne è convinto il Collegio dei geometri di Palermo: “Attraverso la riqualificazione delle città – spiega ancora Garofalo – è possibile creare nuove opportunità di lavoro per gli operatori dell’edilizia. Con il suo disinteresse per le problematiche dei disabili, la politica sembra ignorare sia le istanze dei portatori di ha ndicap che quelle del mondo delle costruzioni”. Ma la Regione ha altre priorità. “Come gli affitti da pagare ad enti che non esistono – commenta Gianluca – i soldi spesi da alcuni dirigenti per saldare i loro debiti o pagare i superstipendi di manager e presidenti. Per noi invece non c’ è nulla. Come se non esistessimo. Sembra una precisa strategia. E se mi guardo intorno, credo pure che funzioni”.
(repubblica.it)

di Giovanni Cupidi

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